Speculum Mortis - Fate tutti il vostro dovere [2016]

12.07.2016 13:44

I Lombardi Speculum Mortis attivi dal 2002, ritornano sulle scene  con il loro terzo Full-Lenght. A distanza di tre anni dopo l’esaustivo e azzeccato concept “Borgia Orgia” , appunto sulla controversa famiglia dei Borgia, con un altro magnifico Concept Album sulla grande  Prima Guerra Mondiale. “Fate tutti il vostro dovere”, un monito da seguire, un messaggio rivolto agli Italiani nel lontano 1917. Un cartello pubblicitario abbastanza virale di propaganda che invitava una raccolta fondi  per sovvenzionare le sempre più crescenti richieste di armi, e nuove tecnologie belliche per una guerra senza fine. “Fate tutti il vostro dovere” è un album che mi ha scosso realmente, che mi ha rapito fin da quando ascoltati il singolo apripista “L’Isonzo mormorava: 3za battaglia dell’Isonzo”, denso di pathos nell’esporre i fatti di sangue accaduti in quel 18 ottobre, quando l’artiglieria Italiana iniziò a colpire Doberdò del Lago e il Monte San Michele mentre l'aviazione italiana faceva da osservatore sorvolando le linee nemiche. Uno degli elementi che i nostri Varesini hanno magistralmente esplicato in questa “Opera Magna”, e che io ho realmente apprezzato, è la messa in scena della guerra. Come in un grande teatro, assistiamo inermi ad eventi passati così realisticamente portati in auge che ci ritroviamo catapultati come “porci del fronte” sotto sacchi di sabbia a respirare polvere, a lanciare granate e cercare di resistere invano fino alla fine. In questo full-lenght si respira patriottismo sin dalla prima traccia “La leggenda del Piave” o “La canzone del Piave” scritta nel 1918 da Gaeta  (usata anche per un breve periodo come inno nazionale, dopo l’armistizio nel settembre del ’43. ndr).
Poi inizia la guerra “L’ora solenne” i Carri armati avanzano, una nuova decimazione ha inizio. Testualmente il concpet si muove egregiamente e con minuziosi dettagli, tra le guerre più sanguinarie tragiche epiche e difficili della prima guerra mondiale. Durante l’ascolto sono stato sopraffatto da innumerevoli sensazioni: Disperazione, esaltazione, sofferenza per le perdite …innumerevoli perdite del nostro “Regio Esercito”. Tredici tracce di un epicità disarmante. Sotto il “fronte” musicale, Gli Speculum Mortis si muovono perfettamente su diversi equilibri, da una matrice Black Metal “sporcata”  a tratti, e lasciatemi passare questo termine da venature “Oi” detto proprio volgarmente, e che a mio parere è servita per un maggiore coinvolgimento dell’ascoltatore. Lord of Pestilence (creatore anche dei testi) alla voce fa un lavoro incisivo ed efficace da uno screaming sussurrato che rimarca alcuni punti drammatici e salienti delle battaglie, ad uno ben più grezzo grosso e cadenzato, ovviamente il tutto rigorosamente in lingua Madre. Le chitarre di Saligia sono potenti e taglienti e bellissimo il riff ipnotico del refrain del quarto pezzo “La sagra della mietitura”. Istintivo e bestiale il drumming di Draughar che assieme alle linee di basso di Lord of Pestilence tessono una sessione ritmica realmente guerresca. Ogni canzone per rendere al meglio viene inframezzata da loop sonori di cannoni e carri armati e voci concitate di richiami alla battaglia, arricchendo non poco il pathos ed il climax dell’intero album. Ma le sorprese non sono di certo finite, a rendere al meglio il climax drammatico della quinta battaglia dell’Isonzo dal titolo “Fuoco e mitragliatrici”, (dove il Regio Esercito decimato da innumerevoli perdite sul campo di battaglia si avvicinava alla  prima vera vittoria , dal monte San Michele all’epilogo della controffensiva Austro-Ungarica sul Trentino.) ci pensa un set in acustico che ricorda come un cantastorie antico tutta la vicenda (davvero emozionante ndr). Emozione e brividi nella traccia nove dedicata al “Milite Ignoto” dove il “Soldato” accompagnato da chitarre acustiche scrive la lettera con pensiero rivolto alla sua casa, alla sua donna… che non rivedrà mai più. Ci sarebbero realmente troppe cose da dire su quest’opera, continuando questa recensione all’infinito e rischiando di far perdere interesse per questa davvero immensa opera. La produzione è sporca dalle polveri di questa sanguinosa guerra e pastosa  e “Raw” fin dove serve, un album che secondo chi scrive ha centrato tutti i punti prefissati dalla band, a cui faccio i miei più sentiti complimenti per aver creato a mio avviso musicalmente un opera definitiva su questo argomento. Non posso che stra-consigliare questo Full-Lenght uscito in copie realmente limitate ed il tutto in auto-produzione. Per la serie “Grazie a Dio” ci sono band valide in Italia che fanno fatti e non pugnette, senza straparlare ma solo “Facendo il Loro dovere”.

CHN“Иecro”P.